In termini generali, l’atleta sia agonista, ma anche l’amatore in molti casi, si allena per un unico scopo: aumentare le prestazioni. Il modo in cui queste possono aumentare è sostanzialmente quello di incrementare il volume e intensità di allenamento. Se l’aumento di questi carichi è distribuito in periodi di allenamento e di riposo adeguato, si ottiene una risposta positiva, chiamata overreaching funzionale : in questo caso il corpo recepisce lo sforzo crescente e si adatta a questa nuova condizione, aumentando quindi le performance e raggiungendo quindi l’effetto desiderato. Questo stato può essere anche definito come eustress.
Invece, quando si parla di sovrallenamento, in realtà molto spesso si cade in un errore di definizione abbastanza grossolano: quando un atleta lamenta diminuzioni della performance, difficoltà nel proseguire gli allenamenti e anche disturbi psicologici come stress, variazioni nel sonno e nel tono dell’umore molto spesso non è in overtraining , bensì in una condizione che è la sua anticamera, ovvero l’overreaching non funzionale : insomma, la declinazione negativa del fenomeno precedentemente descritto. Questo fenomeno ha una durata che può variare da alcuni giorni fino al mese e si risolve completamente con un adeguato riposo e alimentazione. Questa è la condizione più comune, che può arrivare a coinvolgere quasi il 60% degli atleti agonisti, contro quasi la metà (il 33%) degli amatori.
Infine vi è la sindrome da sovrallenamento o overtraining vera e propria: questa molto spesso si distingue dall’overreaching non funzionale dal tempo di recupero e non dalla gravità dei sintomi. Molto spesso l’overtraining non risulta reversibile nei suoi sintomi anche dopo un lungo riposo. Di fatti questa condizione è molto rara e riguarda una piccola percentuale di atleti professionisti, che molto spesso si allenano anche 4-6h al giorno. La percentuale delle persone affette in questo caso può decrescere fino al 5%, raggiungendo picchi del 15.
Quali sono le cause?
Vi sono diverse teorie alla base del manifestarsi di overreaching e sovrallenamento, e per avere un quadro completo della patologia non devono essere prese singolarmente, bensì una in continuità con l’altra.
Sicuramente uno dei principali indagati è una disfunzione del cortisolo, il cosiddetto “ormone dello stress” e di conseguenza si è ipotizzato un cattivo funzionamento dell’asse ipotalamo ipofisiario. Molto spesso associata a questa vi è anche una disfunzione della risposta di un altro asse importante, quello simpatico, che governa la secrezione di catecolamine ad azione eccitatoria come adrenalina e noradrelina . Infatti, prolungando l’esposizione a queste sostanze, causato appunto dall’allenamento, il corpo perde sensibilità ad esse. Studi recenti però dimostrano come effettivamente questa non possa costituire un’unica causa scatenante e tutt’ora non esiste uno specifico esame per diagnosticare le sindromi da overreaching o overtraining, per tanto altre valide ipotesi si sono fatte avanti:
LE TEORIE
La risposta alla domanda “qual è la causa” non ritrova attualmente risposta univoca. Abbiamo però visto come le diverse cause elencate si intersechino e contribuiscano insieme a causare la sintomatologia della sindrome, per tanto l’approccio al trattamento sarà multitarget.
Come si manifesta?
I sintomi tra overreaching e il sovrallenamento vero e proprio come abbiamo detto non sono distinguibili per la loro entità, ma solo per la loro durata. Possono essere contrastanti, perché coinvolgono sistema simpatico e parasimpatico nello stesso momento e variano in base alla disciplina praticata dall’ atleta. Atleti di Sport di natura anaerobica, ad esempio, possono sperimentare irrequietezza, incapacità di riposare, tachicardia e irritabilità e, in generale, carico sul SNC. Al contrario, atleti che praticano sport di natura aerobica manifestano fatica, depressione, apatia e battito cardiaco rallentato, quindi la componente fisica è maggioritaria. Anche il calo della libido potrebbe essere presente molto spesso, specie negli uomini: la secrezione del cortisolo, uno dei principali indagati in questa sindrome, inibisce fortemente il rilascio gonadico di ormoni sessuali, tra tutti il testosterone, fondamentale anche per il recupero muscolare.
In generale, i sintomi comuni prevedono percezione di stress, disturbi del sonno e del riposo, difficoltà nel recupero, disfunzione del sistema immunitario e soprattutto diminuzione della performance.
Da non sottovalutare anche la componente intestinale: molto spesso questi atleti soffrono di quello che in gergo viene definito intestino permeabile: in soldoni in questi casi l’intestino, per un’alterazione nella sua struttura, non solo non è in grado di avere un adeguato assorbimento di sostanze nutritive, è vulnerabile a numerosi agenti patogeni che causano una diminuzione delle difese immunitarie e, infine, influisce negativamente sul tono dell’umore e sintomi da overtraining.
Bibliografia scientifica:
Kreher JB, Schwartz JB. Overtraining syndrome: a practical guide. Sports Health. 2012 Mar;4(2):128-38. doi: 10.1177/1941738111434406. PMID: 23016079; PMCID: PMC3435910. Armstrong LE, Bergeron MF, Lee EC, Mershon JE, Armstrong EM. Overtraining Syndrome as a Complex Systems Phenomenon. Front Netw Physiol. 2022 Jan 18;1:794392. doi: 10.3389/fnetp.2021.794392. PMID: 36925581; PMCID: PMC10013019. Weakley J, Halson SL, Mujika I. Overtraining Syndrome Symptoms and Diagnosis in Athletes: Where Is the Research? A Systematic Review. Int J Sports Physiol Perform. 2022 May 1;17(5):675-681. doi: 10.1123/ijspp.2021-0448. Epub 2022 Mar 23. PMID: 35320774.
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